Proleterka è il nome di una nave. Attraccata a Venezia, aspetta di portare in Grecia un gruppo di rispettabili turisti di lingua tedesca. Gli ultimi a salire sono un signore che zoppica lievemente e sua figlia non ancora sedicenne. Fra padre e figlia c'e un'estraneità totale, e insieme un legame che risale a un tempo remoto a oscuro - e sembra precedere le loro esistenze. In quel viaggio, la figlia vorrebbe conoscere qualcosa di più di quella persona inverosimilmente ignota dagli "occhi chiari e gelidi, innaturali". Ma soprattutto sente una furia di scoprire quell'altra cosa ignota che è la vita stessa, sino allora soltanto fantasticata. E la crociera sulla Proleterka è predestinata a iniziarla: "La Proleterka è il luogo dell'esperienza. Quando finisce il viaggio, lei deve sapere tutto". Un giorno, visto dalla specola del ricordo, il passaggio su quella nave, che 

aveva la patina vibrante di ciò che accade per la prima volta, diventerà un viaggio nella terra dei morti, fra quegli esseri che "vengono incontro tardi" e "richiamano quando sentono che diventiamo prede ed è ora di andare a caccia". I due viaggi si intersecano e si sovrappongono con una impavida naturalezza, fondendosi in una prosa che sa penetrare come una lama nella zona segreta dove si nasconde l'emozione. "Padre a figlia sono davanti alla nave. Sembra una nave militare. Brilla la stella rossa sulla ciminiera. Guardo subito la scritta Proleterka. Annerita, macchie di ruggine, dimenticata. Una scritta sovrana. È 1'ora del tramonto. La nave è grande, nasconde il sole che sta per cadere nell'acqua. È scura, pece e mistero. È scampata alle intemperie, ai naufragi, una nave corsara costruita come una fortezza".

FLEUR JAEGGY è nata a Zurigo e vive a Milano. Ha pubblicato, sempre presso Adelphi, Il dito in bocca (1968), L 'angelo custode (1971), Le statue d'acqua (1980), I beati anni del castigo (1989, Premio Bagutta) e La paura del cielo (1994).